LA VIA DEI SIMBOLI
L'architettura ha sempre organizzato la vita dell'uomo e in un certo senso lo ha guidato in determinati luoghi piuttosto che in altri. Nel corso degli anni abbiamo assistito a un continuo "amore e odio" per il simbolismo. Infatti per i moderni non era contemplabile la costruzione di un monumento simbolico, perchè ancora associabile a una potenza dello stato, spesso dittatoriale. Adesso invece un'opera monumentale riesce a scrollarsi di dosso tutti quegli aspetti propagandistici del potere e a rappresentare esclusivamente la collettività.
Gehry a Bilbao con la costruzione del Guggenheim riesce a capire il concetto del nuovo monumentalismo, legato al fatto collettivo, della gente. Bilbao con questa opera conquista notorietà nel mondo, infatti prima della costruzione del museo ben poche persone conoscevano questa città.
Il Guggenheim, proprio come le cattedrali gotiche, attira ogni anno milioni di pellegrini che si recano li per ammmirare la nuova cattedrale dell'architettura contemporanea.
Altre città in Europa hanno tentato lo stesso, invitando illustri architetti a creare i nuovi simboli che le rendessero riconoscibili in tutto il mondo: Berlino con la sua Postdamer Platz e il museo ebraico di Libeskind, Londra che ultimamente ha voluto dare un volto nuovo alla sede della municipalità con l'interessante City Hall di N. Foster.
E Roma come risponde a tutto questo?
E’ indubbiamenete vero che ultimamente abbiamo assistito al tentativo di cambiare un atteggiamento, ormai consolidato del conservare, restaurare e preservare tutto così come era, con la realizzazione di alcuni opere di architetti famosi, vedi ad esempio l'Auditorium di Renzo Piano. Nonostante questo, sembra che manchi sempre qualcosa, non si individua un simbolo, un attrattore. A proposito dell'auditorium di Renzo Piano,
nonostante gli "sforzi" del comune di Roma a organizzare concerti, manifestazioni, portare gente all'auditorium, il parco della musica non sembra sia diventato un polo poi tanto attrattore e la zona circostante mi appare tutt'altro che riqualificata.